lunedì 30 aprile 2012

La Mostra de Il Popolo di Bronzo




Ad Alghero la mostra "Il Popolo di bronzo"
08/03/2012 09:50:22
Verrà inaugurata domenica 11 marzo alle ore 19, presso la Torre di San Giovanni in Largo San Francesco, la mostra “Il Popolo di Bronzo” organizzata dalla Fondazione META e curata dall’artista Angela Demontis. Alle 17.30 conferenza dell'Associazione Tholos

ALGHERO - Verrà inaugurata domenica 11 marzo alle ore 19, presso la Torre di San Giovanni in Largo San Francesco, la mostra “Il Popolo di Bronzo” organizzata dalla Fondazione META e curata dall’artista Angela Demontis.
La Civiltà Nuragica è per il Popolo Sardo sicuramente il periodo storico più esaltante, il momento in
cui la nostra isola ha avuto un’indipendenza ed una identità compiute, con un ruolo strategico nel
Mediterraneo per secoli di primaria importanza, che forse non ha più conosciuto, non almeno in
questi termini e di cui come sardi dovremmo essere orgogliosi.
La traccia lasciataci dai nostri antenati è così profonda da aver modificato perfino il paesaggio con la presenza dei monumentali nuraghi che, a migliaia, sono disseminati nel territorio, ancora purtroppo non valorizzati come meriterebbero.
Su queste tematiche domenica 11 marzo alle ore 17,30, prima dell’inaugurazione, si terrà una
conferenza di presentazione, con la proiezione di immagini e filmati, organizzata dall'Associazione
Tholos, nella Sala Convegni della Fondazione in Piazza Porta Terra.
Angela Demontis illustrerà il percorso che, dalla pubblicazione del volume Il Popolo di Bronzo con
lo studio di 100 bronzetti, ha portato alla mostra che sarà aperta al pubblico alle ore 19 a conclusione della serata culturale.
Nella prestigiosa cornice dell'antica torre verranno esposti dieci manichini che indossano gli abiti
nuragici realizzati dall'artista cagliaritana, frutto di un attento studio dei bronzetti esposti nei
musei sardi e di un lungo lavoro di ricerca sui materiali, con la consultazione delle fonti e dei testi
classici, come l’Odissea e l’Iliade.
Lo studio è riproposto nei pannelli esplicativi illustrati che consentono una facile lettura del
percorso espositivo, le visite guidate di gruppi e scolaresche saranno curate dalla Cooperativa
Itinera, anche su prenotazione.
La realizzazione delle opere è stata possibile grazie alla Provincia di Cagliari, istituzione che ha
creduto nel progetto e finanziato la ricerca di archeologia sperimentale e l’allestimento della
mostra, ottenendo un risultato di grande effetto scenografico, oltre che di grande spessore storico
e culturale.
La prima edizione è stata ospitata nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, nella
sezione Nuragica, che costituisce un vero e proprio sigillo di approvazione del rigore storico-
filologico che ha caratterizzato la riproduzione degli abiti, delle armi e degli accessori esposti.
Dopo numerose esposizioni in varie località, non solo della Sardegna, la mostra approda ad Alghero e sarà visitabile fino al 13 maggio, offrendo al visitatore l’opportunità di conoscere a dimensione reale alcuni aspetti insiti dell’abbigliamento del popolo dei nuraghi.
Parte 1                                                                                  







Parte 2
Lo studio del piccolo “esercito” di bronzo ci fa vedere come dovevano essere abbigliate le persone in epoca nuragica, come una sorta di scatti “fotografici” dell’epoca. Attraverso un’attenta analisi delle statuette di bronzo si acquisiscono informazioni sul gusto estetico, sull’articolazione sociale e sui mestieri di una società che veniva a contatto con diversi popoli dell’area mediterranea e che da questi contatti e confronti culturali acquistava e proponeva a sua volta stimoli importanti per la crescita e lo sviluppo delle diverse etnie. Tutti gli elementi esposti in mostra sono stati studiati e riprodotti riportando a proporzione “umana” i particolari visibili sui bronzetti. Oggetti particolari come i cappelli femminili in vegetali intrecciati, le armi di bronzo massiccio, il vaso in terracotta, le acconciature, arco e frecce, gli elementi di legno, sono stati realizzati da esperti artigiani dei relativi settori. Alcuni pezzi, come per le spade a lama larga e i pugnali ad elsa gammata, sono le riproduzioni di modelli esposti al Museo Archeologico di Cagliari: la spada di Oroè e il pugnale di Santadi sono stati modellati dall’Autrice prima in argilla e poi “trasformati”in bronzo da un esperto fonditore col metodo di fusione a cera persa. L’Autrice ha confezionato personalmente, e cucito a mano tutti gli abiti di lana e lino, le corazze di cuoio dei guerrieri, alcuni elementi dell’armamento di legno e rame. Tutti pezzi unici.
Per i relativi settori di competenza ci si è avvalsi della consulenza archeologica e naturalistica. Ogni “costume” completo è esposto indossato da un manichino.
Ogni personaggio è accompagnato dal proprio pannello esplicativo, una sorta di “carta d’identità”, completo di testi (italiano, sardo, inglese), foto del bronzetto preso in esame per la ricostruzione, disegno con lo studio del costume intero da “Il popolo di Bronzo” e disegno del costume a colori. La mostra completa è composta da tre sezioni illustrate da pannelli didattici: la prima parte informa sulla “moda” antica nel Mediterraneo e in Sardegna; la seconda parte riguarda i 10 personaggi coi loro pannelli esplicativi; la terza parte descrive i materiali e le tecniche come l’arte della tessitura, la concia delle pelli, la lavorazione del legno, i metalli e l’argilla.
Con questo lavoro d’illustrazione e ricerca, e con la ricostruzione dei costumi nuragici, l’Autrice intende restituire, finalmente, dignità umana a queste persone ritratte con maestria nelle piccole statuette bronzee: un intero Popolo che ci ha lasciato testimonianza del suo passaggio consentendoci di riscoprire un tassello importante della nostra Storia. Gli antichi Sardi, i costruttori di torri, riprendono vita.

http://www.algheronotizie.it/articoli.php?id_articolo=15930
://www.angelademontis.it/PDB-la_mostra.htm
http://sardegnaomnia.altervista.org/la-mostra-de-il-popolo-di-bronzo/
http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/MibacUnif/Eventi/visualizza_asset.html_1150845191.html




sabato 28 aprile 2012

28 Aprile: Sa die de sa Sardinia!




Giuseppe Sciuti, Ingresso trionfale di Giommaria Angioy a Sassari, 1879
Giuseppe Sciuti, Ingresso trionfale di Giommaria Angioy a Sassari, 1879 

Sa die de sa Sardigna è la festa del popolo sardo che ricorda i cosiddetti "Vespri Sardi", cioè l'insurrezione popolare del 28 aprile 1794 con il quale si allontanarono da Cagliari i Piemontesi e il viceré Balbiano in seguito al rifiuto del governo torinese di soddisfare le richieste dell'isola titolare del Regno di Sardegna.

I Sardi chiedevano che venisse loro riservata una parte degli impieghi civili e militari e una maggiore autonomia rispetto alle decisioni della classe dirigente locale. Il governo piemontese rifiutò di accogliere qualsiasi richiesta, perciò la borghesia cittadina con l'aiuto del resto della popolazione scatenò il moto insurrezionale.

Il movimento di ribellione era iniziato già negli anni Ottanta del Settecento ed era proseguito negli anni Novanta toccando tutta l'isola. Le ragioni erano di ordine politico ed economico insieme.

Il motivo del malcontento popolare era dovuto anche al fatto che la Sardegna era stata coinvolta nella guerra della Francia rivoluzionaria contro gli stati europei e dunque contro il Piemonte. Nel 1793 una flotta francese aveva tentato di impadronirsi dell'isola, sbarcando a Carloforte e insistendo successivamente anche a Cagliari. I Sardi però opposero resistenza con ogni mezzo, in difesa della loro terra e dei Piemontesi che dominavano allora in Sardegna. Questa resistenza ai Francesi aveva entusiasmato gli animi, perciò ci si aspettava un riconoscimento ed una ricompensa dal governo sabaudo per la fedeltà dimostrata alla Corona.

La scintilla che fece esplodere la contestazione fu l'arresto ordinato dal viceré di due capi del partito patriottico, gli avvocati cagliaritani Vincenzo Cabras ed Efisio Pintor. Siamo appunto al 28 aprile del 1794: la popolazione inferocita decise di allontanare dalla città il viceré Balbiano e tutti i Piemontesi, che nel mese di maggio di quell'anno furono imbarcati con la forza e rispediti nella loro regione. Incoraggiati dalle vicende cagliaritane, gli abitanti di Alghero e Sassari fecero altrettanto.

http://www.sardegnacultura.it/j/v/258?s=21670&v=2&c=2467&t